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Latisana: il segretario della Lega ha visitato ieri il dipartimento materno infantile Assieme a lui Trentin, Fedriga e Spagnolo. «Sono qui per rendere omaggio a chi lavora»

LATISANA. «Un ospedale che mezza Italia può invidiarvi. Io da milanese ve lo invidio». Parla con cognizione di causa, Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord, davanti al popolo dei fedelissimi, perché ha appena visitato il nuovo dipartimento materno infantile dell’ospedale di Latisana ed è sconcertato dallo spreco di denaro pubblico al quale ha assistito: «sale parto all’avanguardia, un reparto di degenze nuovo e mai aperto, dove da due mesi non si nasce e dove un bambino non può essere accolto, perché così ha voluto la politica», ha tuonato il “capitano” ai padani giunti da tutta la Bassa friulana e del Veneto per ascoltarlo, ma anche per scattare una foto con lui, stringergli la mano, chiedere un autografo. E lui non si sottrae, li incontra e li saluta tutti. Stringe la mano anche alle rappresentanti del comitato Nascere a Latisana.

Prima però, Matteo Salvini, ha voluto vedere di persona cosa sta accadendo all’ospedale di Latisana: ad accompagnarlo in un rapido tour del blocco ambulatoriale e del dipartimento materno infantile, l’onorevole Massimiliano Fedriga, il vicesindaco di Latisana, Maddalena Spagnolo e soprattutto il direttore dell’ospedale di Latisana, Daniele Trentin.

Salvini si informa sul numero dei parti, sui servizi offerti, osserva le strutture nuove, anche i pilastri, frutto dei lavori di ristrutturazione, in grado di assorbire le onde sia sussultorie che ondulatorie provocate da un terremoto e che rendono antisismico l’ospedale di Latisana: è davanti alle nuove sale parto, dove non si nasce più da due mesi, che si sofferma maggiormente, incontra il personale in servizio in reparto, ascolta che li, solo nelle ultime 72 ore, si sono presentate quattro donne per partorire e sono state dirottate su altre strutture.

L’ospedale di riferimento è diventato Palmanova – gli dicono – e vale anche per la pediatria, gli otto posti letto entro le 20 vanno liberati o dimettendo i bambini o trasferendoli, perché dopo quell’ora il medico non c’è più.

«Siamo qui per rendere omaggio al lavoro di medici e infermieri, la vera ricchezza della sanità e perché ho voluto documentarmi e vedere dove si sono spesi milioni di euro in strutture sanitarie all’avanguardia per poi chiuderle – ha detto ai suoi fedelissimi che lo hanno attesto fuori – non son qui a farvi promesse che poi non posso mantenere, però domani scrivo alla Serracchiani per chiedere spiegazioni di queste scelte. E saremo testardi nell’avere una risposta, perché ciò che è stato fatto è insensato».

«La Regione ha scelto sulla pelle dei cittadini, guardando solo al colore politico – ha tuonato il segretario regionale del Carroccio, Fedriga – ma il diritto alla salute lo hanno anche i cittadini che non votano la Serracchiani».

FONTE: MessaggeroVeneto - 24 maggio 2016



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