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Ospedale civile Latisana Caso Latisana, il primario di pediatria: "Riforma necessaria per garantire sicurezza"

Perini: poco personale per gestire questa struttura e Palmanova. «Emergenze e attività ambulatoriali sono assicurate»

LATISANA. «La sospensione del punto nascita di Latisana è servito ai pediatri dell’Azienda sanitaria 2 Bassa friulana-Isontina a lavorare meglio. Ora siamo un numero adeguato per poter garantire i servizi». Parte da un concetto chiaro Roberto Perini, direttore della pediatria di Palmanova e Latisana: sicurezza.
«La carenza del personale pediatrico – precisa il dottore – e la difficoltà a reperirlo non ci permetteva di lavorare in sicurezza, avendo due ospedali da gestire. Alla fine a venire penalizzata era la stessa utenza».
Da venti giorni a Latisana le attività di ricovero ospedaliero pediatrico sono state sospese. E le polemiche non sono mancate.
«Ciò non vuol dire – puntualizza Perini – che non si può nascere a Latisana, nè che le attività ambulatoriali sono chiuse. Il bilancio di questi primi venti giorni è stato positivo, nonostante la macchina debba essere oliata. Ma per “digerire” una riforma, che riteniamo necessaria, occorre sempre del tempo. Dobbiamo abituarci a non avere l’ospedale sotto casa»

A Latisana i cittadini sono in rivolta. Si lamentano anche i comitati del vicino Veneto che vedevano nel punto nascita della Bassa friulana una necessità. C’è anche un esposto alla Procura. Come fa a parlare di maggiore sicurezza?
«Alla Regione, fin dal 2014, abbiamo fatto presente dell’impossibilità a gestire due punti nascita a Latisana e Palmanova per la difficoltà di reperimento di personale. Stesso discorso per la guardia pediatrica. Vi porto un numero. In base agli accordi Stato - Regione dobbiamo avere 14 medici a disposizione. Invece abbiamo solo sette medici e mezzo.
Non riuscivamo a coprire i turni. Era impossibile andare avanti così. Da qui è nato il provvedimento di sospensione, poi bloccato. A metà marzo è arrivata la sospensione del punto nascita in attesa della decisione finale della Regione.
Teniamo presente che non sono solo i pediatri in difficoltà. Fra un pò, se la situazione si fosse protratta ancora, anche la ginecologia avrebbe subìto forti ripercussioni per la mobilità di due medici da Latisana a Tolmezzo».

Perchè Latisana e non Palmanova? E come fa un paziente di Lignano ad affrontare il trasporto?
«In Regione abbiamo 8.500 nati e dieci punti nascita. Non è pensabile gestire tutte queste strutture. Più della metà dei nuovi nati sono concentrati in quattro ospedali. Altri ancora sono al di sotto dello standard del decreto Balduzzi per il numero di parti.
È un problema di sicurezza. Da qui è nata la sospensione di Gorizia e poi di Latisana, perchè eravamo sotto i limiti. È chiaro che tutto ciò che comporta una riforma porta inizialmente a dei disagi. Però abbiamo tutti i servizi per venire incontro alla gente. Tra questi c’è anche il trasporto dei bambini a Palmanova nelle ore in cui non è garantita l’attività ambulatoriale di guardia pediatrica. Bisogna però attrezzarsi per il ritorno».

Mettiamoci nei panni di un genitore che ha il bambino con la febbre alta. Che cosa deve fare? E se una donna incinta perde le acque?
«Non vuole dire che se è sospeso il punto nascite non si nasce. Il sistema si attiva in caso di emergenza, per esempio quando la donna ha un distacco di placenta. Se ho una minaccia di parto, invece, c’è il trasferimento a Palmanova.
La pediatria garantisce inoltre l’attività ambulatoriale aperta dalle 8 alle 20 dal lunedì al venerdì e nei prefestivi e festivi dalle 8 alle 14. Un bambino con la febbre alta viene quindi curato, ma non c’è il ricovero. Se il pediatra lo ritiene oppurtuno verrà trasferito per l’assistenza notturna.
È rimasto poi aperto l’ambulatorio di ostetricia, dove c’è un’ostetrica, e di ginecologia, dove c’è sempre un ginecologo. La gente deve capire che per l’emergenza si è creato un sistema di protezione».

Quale è il futuro di Latisana e di altri piccoli ospedali?
«Dobbiamo entrare nell’ottica che non possiamo pensare di avere sempre l’ospedale sotto casa. E i servizi vanno garantiti quando c’è il personale adeguato. La coperta è corta nella pediatria. Nel 2020 raggiungeremo il punto più basso di pediatri secondo uno stima. La metà degli ospedali friulani è in carenza di organico. Era necessario adeguarci per non entrare in default. Ne andava di mezzo la sicurezza dell’utenza»

FONTE: MessaggeroVeneto 10 Aprile 2016



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