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Udine, il vescovo contro le banche Udine, il vescovo contro le banche: "Sono come i terroristi di Bruxelles"
Monsignor Mazzoccato attacca i responsabili della crisi di Veneto Banca e Popolare di Vicenza: "Lo spirito del male che ha agito a Bruxelles è lo stesso che ha permesso il fallimento degli istituti"


Che nell'omelia della Messa del Lunedì dell'Angelo celebrata davanti ai carcerati del penitenziario di Tolmezzo ha attaccato frontalmente i responsabili dei tanti crac bancari, che non hanno risparmiato nemmeno il Triveneto.

Difficile infatti che l'arcivescovo, originario di Treviso, non abbia pensato alle storie dei tanti risparmiatori delle province venete rovinati nella crisi di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza - le cui azioni sono state svalutate fino al 90%.

"Lo spirito del male – ha tuonato il presule davanti ai detenuti – è quello che, preferendo la morte alla vita e l’odio all’amore, ha agito pieno di superbia negli attentati di Bruxelles, in giovani indemoniati che facendosi esplodere hanno provocato morte e sofferenza. Lo stesso male che ha permesso il fallimento di alcune banche dove dirigenti senza scrupoli hanno rubato i soldi, i risparmi di una vita, di tanta povera gente che ora si ritrova senza niente. Anche questi funzionari sono indemoniati, hanno un animo cinico e nulla gli interessa degli altri."

Frasi pesanti, pronunciate in un luogo di penitenza e di dolore, che evidentemente ha ispirato al vescovo una riflessione non comune: il male è tale a prescindere dalle modalità con cui colpisce. E un cristiano deve sempre fuggirlo.

FONTE: ilgiornale.it 29 marzo 2016



La strage degli innocenti: - da Valvasev il 29/03/2016 @ 21:57

siamo cristiani non musulmani nel 2015 uccisi 7.100 cristiani, distrutte 2.400 chiese

E’ stato il 2015 l’anno nero dei cristiani perseguitati nel mondo. Secondo la World Watch List 2016 pubblicata il 13 gennaio scorso dalla ong internazionale Porte Aperte, l’anno passato sono stati uccisi 7.100 cristiani, rispetto ai 4.344 del 2014. le chiese attaccate, invece, sono state oltre 2.400, contro le 1.062 dell’anno precedente. La persecuzione dei cristiani nei vari continenti nel 2015 è aumentata complessivamente del 2,6 per cento. Tra il 2014 e il 2015 il numero di cristiani uccisi nel mondo a causa della fede che professano è aumentato quindi del 63% ed è più che raddoppiato il numero di chiese cristiane distrutte. In molti paesi essere cristiani diventa di giorno in giorno più difficile, innanzitutto a causa del diffondersi dell’estremismo islamico che porta alla radicalizzazione delle società musulmane, ma anche a causa dell’arrivo dei nazionalisti al potere, come in India. Questa è la realtà fotografata nell’Indice mondiale redatto sin dal 1997 da ► Porte Aperte (Portes ouvertes). E se tra il primo novembre 2014 e il 31 ottobre 2015 sono stati uccisi nel mondo a causa della fede che professano almeno 7.100 cristiani, “questo dato riguarda unicamente le uccisioni per cui si hanno prove certe, e quindi è una sottostima della realtà”, afferma Michel Varton, direttore di Porte Aperte Francia. Come per l’anno precedente, il Paese in cui è stato registrato il numero più alto di omicidi di cristiani è la Nigeria (4.028), seguita dalla Repubblica Centrafricana (1.269). Mentre il luogo dove sono state distrutte più chiese è la Cina, 1.500 su un totale mondiale per il 2015 di 2.406. Nonostante questo, il paese dove i cristiani sono maggiormente perseguitati è la Corea del Nord, prima nella classifica stilata da Porte Aperte per ben 14 anni consecutivi. “Qui chi viene scoperto ad essere cristiano è mandato nei cosiddetti campi della morte”, dice Varton. Ma almeno in Corea del Nord la persecuzione dei cristiani è rimasta costante tra il 2014 e il 2015, come anche in altri sei paesi inseriti nell’Indice, che contiene in tutto 50 Stati. In 36 paesi invece la persecuzione è aumentata, mentre è diminuita solo in sette. Gli Stati in cui è stata registrata la crescita più forte sono l’Eritrea, salita in un anno dal nono al terzo posto nell’Indice, il Pakistan – il paese del sanguinoso attentato di ieri a Lahore – passato dall’ottavo al sesto, e il Tagikistan ora al 31/mo posto e che l’anno scorso occupava la 45/ma posizione. Nell’Indice dei 50 paesi con più persecuzioni sono inoltre entrati quest’anno il Bahrein e il Niger. Nel complesso, nonostante in Medio Oriente l’esodo di cristiani sia gravissimo e non comparabile con quello che si è verificato in altre parti del mondo, l‘Africa resta il continente dove i cristiani rischiano di più la vita. L’estremismo islamico, infine, è rimasto nel 2015 la prima “fonte” delle persecuzioni dei cristiani. “Di anno in anno questa tendenza non fa che rafforzarsi e ad avere ripercussioni in tutto il mondo. L’influenza dell’estremismo islamico ha come effetto una radicalizzazione delle società musulmane e la conseguenza è un crescente rigetto di qualsiasi presenza cristiana”, si legge nel rapporto.

FONTE: Il SECOLO d'Italia Lunedì 28 marzo 2016



Latisana guardia pediatrica sospesa «"Ora indaghi la Procura"
Esposto del comitato Nascere a Latisana in seguito alla chiusura del servizio nelle ore notturne. Allegata la lettera in cui i medici del pronto soccorso sollevano dubbi sulla sicurezza dei pazienti

LATISANA. Un esposto alla Procura della Repubblica per capire se sussistano effettivamente dei rischi per i bambini che si recano al Pronto Soccorso dell’ospedale di Latisana, in orario serale o notturno, da quando l’Azienda per i servizi sanitari 2 Bassa Friulana-Isontina ha decretato la sospensione della guardia pediatrica e ha ridotto la presenza dello specialista al solo orario diurno.
La segnalazione è partita ieri, firmata dal direttivo del comitato Nascere a Latisana e diretta agli uffici della Procura della Repubblica di Udine.

Allegata c’è la famosa lettera dei medici dell’emergenza, dell’ospedale della Bassa occidentale. Quel documento che ancora prima che entrasse in vigore il decreto, firmato dal direttore generale dell’Aas2 per la riduzione dell’orario del servizio pediatrico, riportava i dubbi degli operatori nell’essere costretti a sostituire una figura con qualifiche specialistiche riconosciute e non delegabili.
Dirottare sul Pronto Soccorso il carico di utenza (4.840 gli accessi pediatrici del 2015) che da lunedì scorso non può più rivolgersi alla pediatria di Latisana, «non può essere ritenuto rispettoso dei criteri di garanzia di sicurezza, per noi e per i pazienti», scrivevano nella lettera indirizzata ai vertici dell’Azienda sanitaria.

A conferma che prima dei cittadini, sono stati gli stessi operatori ad accogliere con perplessità e preoccupazione le modifiche dell’attività pediatrica, che come si è visto in queste prime giornate di operatività del piano dell’emergenza, studiato dall’Aas2, ha portato al Pronto Soccorso una casistica di pazienti «che non si presentano con alterazioni eclatanti dei parametri vitali, ma che possono celare condizioni potenzialmente gravi, se non prontamente riconosciute».

Pazienti che i medici del Ps di Latisana hanno deciso di inviare alla guardia pediatrica di Palmanova, con tutti i disagi lamentati dagli utenti in questi giorni.

Basandosi su tutte queste considerazioni il comitato Nascere a Latisana ha deciso di chiamare in causa l’autorità giudiziaria, inviando un esposto dove si chiede che «l’autorità competente verifichi se sussistano dei rischi per i bambini che si recano al Ps, poiché la chiusura del punto nascita ha comportato anche la sospensione del pronto soccorso pediatrico, dalle 20 alle 8».

Quanto alla lettera inviata in Procura a supporto della segnalazione, il comitato scrive che proprio alla luce di quanto dichiarato dagli stessi medici, «siamo fortemente preoccupati che possa non essere adeguatamente tutelato il diritto alla salute per i bambini delle nostre comunità»

FONTE:  MessaggeroVeneto 27 marzo 2016



Da Latisana a Palmanova odissea per quattro bimbi malati Anche tre ore d’attesa per poi essere trasportati in ambulanza nell’altro ospedale. Madre col piccolo di pochi mesi lasciata a piedi e costretta a chiamare il marito

LATISANA. Un’altra notte di emergenza pediatrica al pronto soccorso dell’ospedale. E adesso dai cittadini indignati per il disservizio provocato con la sospensione della guardia pediatrica cominciano ad arrivare proteste e reclami all’indirizzo dell’Azienda sanitaria 2 Bassa friulana-Isontina, per le modalità operative stabilite in orario serale e notturno.
L’altra sera, le quattro famiglie, con bambini piccoli, che si sono rivolte al Ps hanno trovato una situazione che, evidentemente, chi ha progettato il piano dell’emergenza non aveva considerato a pieno. Anche quattro ore d’attesa per raggiungere l’ospedale di Palmanova per una consulenza pediatrica.

Chi è arrivato in pronto soccorso a Latisana dopo le 21 ha atteso la mezzanotte per poter essere accompagnato in ambulanza a Palmanova (un’ora e mezzo l’impegno per ogni paziente), senza una sala d’attesa dove bambini di pochi mesi possano aspettare separati dal resto dell’utenza.
Una situazione insostenibile, che gli stessi operatori sanitari dell’area d’emergenza dell’ospedale di Latisana, neanche una decina di giorni fa, prima dell’entrata in vigore del decreto di sospensione del punto nascita e della guardia pediatrica, avevano prospettato in una lettera inviata ai vertici dell’Aas2.

«Il numero di accessi pediatrici al nostro pronto soccorso è molto elevato – hanno scritto gli operatori riferendosi ai 4.840 casi del 2015 – e questo ovviamente incrementa il rischio per noi e per i pazienti».
E il riferimento è alla tipologia di paziente, quello in età pediatrica, che pur davanti a parametri vitali non alterati, può celare condizioni potenzialmente gravi, se non prontamente riconosciute. Da qui la necessità – ribadita dagli stessi operatori del Ps – della presenza di un medico con competenze specifiche, un pediatra appunto, che possa prontamente riconoscere le situazioni potenzialmente a rischio di evoluzione.

E quindi da lunedì, tutti i bambini che si presentato al Ps sono trasportati in ambulanza all’ospedale di Palmanova, dove il pediatra c’è 24 ore su 24. Poi però succede come a quella mamma che la sera del 22 marzo è stata trasportata a Palmanova con il figlio di due anni e mezzo e, dopo la visita, lasciata “a piedi”, quando era ormai quasi la mezzanotte, con un figlio febbricitante, a 40 chilometri da casa.
Lo racconta lei stessa, in una lettera, che diventerà il testo del reclamo da presentare all’Aas2, dove riferisce che al pronto soccorso di Latisana il medico di turno, pur avendo valutato che il bambino presentava i sintomi di un virus, ha preferito richiedere una valutazione pediatrica, predisponendo il trasporto del bambino e della mamma a Palmanova, non prendendosi la responsabilità, vista l’età del bambino, né di somministrargli un farmaco, né di rimandarli a casa.

Rimasta a piedi a Palmanova, nonostante la visita si sia conclusa in pochi minuti l’ambulanza non ha atteso l’esito, la donna si è ricordata di quanto aveva garantito, durante l’incontro con le mamme del comitato Nascere a Latisana, l’8 marzo, il direttore sanitario dell’azienda 2, ovvero che la casistica di bambini portati a Palmanova sarebbe stata così scarsa, dopo la soppressione della guardia pediatria, che al viaggio di ritorno verso Latisana avrebbe provveduto lui in persona.
E così la mamma ha chiesto agli operatori di Palmanova di chiamare il direttore, generando il panico fra il personale. Alla fine da casa, dopo aver affidato l’altra figlia di pochi anni a una parente, il marito ha raggiunto Palmanova, per recuperare moglie e figlio

FONTE: ? MessaggeroVeneto 26 marzo 2016



Parco dei pappagali distrutto dai vandali È diventato ricovero di senzatetto. A due anni dalla chiusura sono stati rubati arredi, serramenti e materiali elettrici

LATISANA. Danni alle strutture, per centinaia di migliaia di euro. Sui muri di quello che era il ristorante, scritte inneggianti a satana. E negli alloggi, materassi, vestiti, scarpe e altri effetti personali che non lasciano dubbi sul fatto che l’ex parco dei pappagalli di via Tomadini, a Gorgo di Latisana, sia il ricovero di qualche senzatetto.
Ma anche luogo di ritrovo per sbandati e soprattutto, nei due anni e mezzo dalla chiusura, meta di delinquenti che hanno portato via tutto ciò che era possibile rubare. Quadri e cavi elettrici, (l’intero impianto della struttura), i climatizzatori di tutte le strutture aperte al pubblico, arredi e serramenti negli appartamenti del residence. Tutto rubato.

Ciò che è rimasto è oggetto di scorribande di teppisti e nullafacenti, che passano le loro giornate spaccando i vetri di porte e finestre, svuotando scrivanie e scaffali negli uffici amministrativi del parco, buttando tutto all’aria dentro al bar ristorante, dove chi è passato per primo ha anche mangiato e bevuto, consumando le scorte rimaste dopo la chiusura, a settembre del 2013.
E proprio sul muro, vicino al bancone del bar, qualcuno ha disegnato una stella a cinque punte, con il 6 ripetuto su tre punte: forse una ragazzata, o forse opera di qualche satanista che ha scelto quel luogo abbandonato, come punto di ritrovo.

Ma chi dorme dentro all’ex parco dei pappagalli? Tutte le camere degli appartamenti realizzati nel lato ovest verso il fiume Tagliamento ospitano materassi e coperte. Nei bagni ci sono vestiti e scarpe. E in altre stanze tavoli e pentole. E nessuno se n’è mai accorto.
Abbiamo visto tutto questo, assieme all’ex direttore del parco, Giorgio Barcarolo, incaricato dal curatore fallimentare di compiere un sopralluogo per capire come sia ridotta la struttura. Il disordine e il degrado regnano sovrani, in quella che fino a un paio d’anni fa era una splendida struttura, unica in Europa per il suo genere, costata più di tre milioni di euro.

I guai finanziari sono cominciati tre anni dopo l’apertura, alla fine del 2009, con il fallimento della società proprietaria, azione promossa da un istituto di credito veneto: il parco va all’asta la prima volta, con un valore di due milioni e mezzo di euro.
Ma sarà solo la prima convocazione: ce ne saranno altre cinque (l’ultima nel 2015), tutte deserte. Il parco è rimasto aperto fino all’autunno 2013, poi è diventato preda di vandali e delinquenti.

Un anno fa esatto i primi ladri, sorpresi dai carabinieri di Latisana, mentre rubavano alcuni componenti dell’impianto di climatizzazione. La replica dopo poche settimane: questa volta i ladri erano quattro, due si sono dati alla fuga (ma in seguito sono stati identificati) e due sono stati fermati dalla polizia locale. Tutti e quattro residenti a Latisana.
La proprietà del parco aveva proposto al curatore fallimentare di individuare un custode, (o una famiglia) magari in difficoltà perché senza occupazione, da mettere a vivere nel parco. Una scelta che forse avrebbe evitato lo scempio compiuto in questi due anni e mezzo.

Parco dei pappagali distrutto dai vandali Era la “casa” di trecento specie diverse

Aperto nel 2006, il parco aveva anche un centro di ricerca a valenza europea e otto padiglioni

Settantamila metri quadrati di verde, oltre duecento differenti essenze botaniche e una rappresentanza di oltre trecento specie di pappagallo, proveniente dalle più svariate aree geografiche.
Ecco cos’era il Parco dei pappagalli, aperto nel 2006 nella frazione di Gorgo di Latisana, il primo parco monotematico di tutta Europa dedicato ai pappagalli, dove in otto padiglioni trovavano ospitalità anche un centinaio di specie a rischio estinzione

Fra le strutture del parco, un bar ristorante, un auditorium da 120 posti a sedere, appartamenti per una “vacanza” a contatto con i simpatici volatili e un centro ricerche, a valenza europea, dedicato al colorato mondo dei pappagalli, all’interno del quale diverse università italiane ed estere seguivano importanti progetti nel campo dell’alimentazione, della salute, in ambito riproduttivo e comportamentale, al fine di aiutare concretamente la salvaguardia di questi animali
Alle spalle del fiume Tagliamento, immersi nel verde, era possibile compiere visite guidate e assistere al volo libero dei pappagalli: al Parco di Gorgo per i visitatori era normale “incontrare” i pappagalli fuori dalle loro voliere, lasciati liberi di girovagare fra le persone e di posarsi, sugli alberi o sulle panchine.
FONTE:  MessaggeroVeneto 25 marzo 2016



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